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Posted by on Lug 31, 2022 in Attualità, Azione Cattolica, Catechismo, Coro, Il Parroco, In Evidenza, Link Utili, Oikos, Sacramenti, Senza categoria | 0 comments

Ricordo di don Salvatore Bello

Caro don Salvatore,

quando circa 20 giorni fa ci siamo rivisti a casa tua mi hai salutato come sempre con grande affetto.

Le tue precarie condizioni di salute non promettevano certamente lunghe prospettive di vita, ma possedevano ancora la forza di parlare di arte, letteratura, poesia e architettura.

Oltre a regalarmi l’ultimo tuo sforzo letterario “Suonate Suonate Campane” (raccolta di cronache religiose degli anni 1988/96 del periodico “Il campanile”) mi hai sorprendentemente invitato, uscendo da casa, ad andare in chiesa a S. Biagio per visionare la navata laterale destra, in corrispondenza della sacrestia, perché ritenevi che potesse avere dei problemi non statici ma di manutenzione straordinaria.

Questo era don Salvatore Bello! Anche negli ultimi giorni della sua vita il suo pensiero era rivolto alla “salute“ della sua chiesa: la Chiesa di San Biagio, ex Santa Caterina Novella, monumento nazionale di straordinario valore artistico del secolo XVI.

E non poteva essere diversamente perché il suo impegno al recupero del Complesso è stato una costante durante lo svolgimento della sua vita pastorale, a cominciare dal 1970, quando l’arcivescovo di Otranto mons. Nicola Riezzo gli affidò la cura della parrocchia.

Cominciò nel 1972 con l’acquisto, per conto della parrocchia, della navata sinistra, di proprietà della famiglia Bardoscia ed utilizzata durante la guerra come deposito di munizioni e non solo. Proseguì, nel 1976 all’acquisto, dalla famiglia Mezio, del residuo Convento con giardino interno e della navata sinistra.

Completato l’acquisto occorreva tenere in piedi le strutture, per celebrare in sicurezza, e subito dopo provvedere al restauro e al recupero funzionale di tutto il complesso.

Nel 1975-76, con il contributo della Cassa per il Mezzogiorno, iniziarono i lavori di consolidamento della volta centrale pericolante e proseguirono nel 1990 con l’intervento sul campanile con fondi del Genio Civile.

Ma il tuo vero capolavoro risale ai primi anni 2000 quando con invidiabile lungimiranza e con mio grande orgoglio e riconoscenza, incaricasti il mio studio di architettura di redigere un progetto organico di consolidamento, di restauro e di recupero funzionale di tutto il Complesso Monumentale. Progetto ambizioso e molto impegnativo dal punto di vista economico; si trattava di “intercettare” quasi 2 milioni di € di  contributi per realizzare l’opera!

Non fu tale cifra a scoraggiarti e, impegnandoti su vari fronti (anche con il mio supporto tecnico), riuscìsti ad ottenere un cospicuo contributo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’integrazione della somma dalla Conferenza Episcopale Italiana, tramite l’arcidiocesi di Otranto.

Lavori felicemente conclusi ed inaugurati nell’ottobre 2005 dal vescovo mons. Donato Negro.

È giusto ricordare anche quanto non realizzato ma che era nei tuoi pensieri: l’ampliamento del piazzale davanti alla facciata principale. E pensare che c’è un progetto approvato anche dalla Soprintendenza e finanziato dal Ministero dei Beni Culturali, in cui si prevedeva la cessione 10/12 ml del terreno davanti alla sala Pollio per dare respiro e solennità alla magnifica facciata barocca! In compenso, l’arch. Antonello Sforza, nel sistemare il piazzale laterale, seguì le nostre indicazioni e distaccò la facciata dal traffico proteggendola con una fascia di verde e parcheggio.

Caro don Salvatore, hai fatto delle omelie indimenticabili, hai  fondato radio, hai scritto poesie, hai narrato vicende umane, hai educato migliaia di ragazzi con le attività di Oratorio, ma per me, il tuo vero capolavoro  l’hai compiuto restituendo a tutta la comunità galatinese un pezzo importante della sua storia, altrimenti caduta in oblio. Obiettivo tra i più affascinanti della tua vita, che  ti farà sempre onore perché, e lo posso dire con certezza, tale obiettivo lo hai  raggiunto mettendo a disposizione risorse economiche elargite si  dai parrocchiani, dai finanziamenti dei vari Enti istituzionali, ma attingendo anche dai tuoi risparmi personali.
Mi auguro proprio che un giorno, largo Bianchini, possa diventare “Piazza don Salvatore Bello, già largo Bianchini”.

Grazie ancora e spero di incontrarti in Paradiso.

Arch. Rosario SCRIMIERI